giovedì 12 giugno 2008

Il mediogioco

Una partita di scacchi si divide in tre tempi ben distinti.
L'apertura, il mediogioco ed il finale.

Questo era l'inizio di un qualsiasi manuale sul gioco, da quello per principianti a quello per esperti. Gli scacchi sono una massiccia metafora di vita, e la loro schematicità ha contribuito a farmeli amare fin da quando ero poco più che un infante.
Ma in qualcosa ho sempre trovato difficoltà.
Il momento più importante di ogni partita è sempre stato per me complicato: esordisco in maniera perfetta per poi trovarmi in crisi nel momento in cui c'è bisogno di consolidare la propria posizione.
Come potrei muovere i cavalli? In che maniera salvaguardo le mie diagonali? La regina può rimanere a far guardia al re? Se arroccassi adesso non ci sarebbe il rischio di incorrere in un matto da corridoio come il peggiore dei principianti? Ma se lascio lì la torre rischio di non usarla per tutta la partita...
Ho perso così la maggiorparte delle mie partite andate male.
Adoro le aperture ad effetto ed i trabocchetti, anche se non vanno a buon fine: spaventano l'avversario e lo obbligano a mettersi, anche solo psicologicamente, sulla difensiva.
Tuttavia, non sono mai riuscito ad eccellere nel mediogioco, e ciò si è riflesso in qualunque situazione. Non solo negli scacchi.

Avrei bisogno di capire come andare avanti. Non posso nascondermi dietro seppur arguti finali, elaborati solo per far capire che, lo si nota, ci so fare.
C'è qualcosa che mi blocca.
Quando ho qualcosa di bello per le mani, non riesco a resistere all'impulso di fallire volontariamente.
Di desiderare di non averlo mai avuto.
Che sia difendermi, non far nulla oppure attaccare, trovo logico sbagliare come unica alternativa.

Non dovrebbe andare così. So quale sia la cosa giusta da fare, ma non riesco a fare nient'altro che buttarmi a capofitto dalla parte opposta.
Un pedone è sempre utile. Non posso perdere la regina sperando in un suo errore dopo due turni.
Almeno una torre dev'essere esposta al momento opportuno per elaborare strategie assieme ad un alfiere o, meglio ancora, ad un cavallo.
Nel frattempo, qualcuno deve rimanere in guardia del re, senza tuttavia rischiare di chiuderlo in facili trappole.
I pedoni non dovrebbero mai stare da soli.
La regina deve attaccare senza mai rischiare.
La regina è il pezzo più importante della scacchiera, subito dopo il re.

Imparerò, anche se non ho più nulla da imparare?





Le notti, le botte, le stelle, com'erano belle, ma ora non so se è inverso.

Amanti, amici, onanisti, ribelli, musicisti, mai fratelli,
adesso solisti, coltelli, del niente, nel niente,
che al limite ti fai una sega, ti fai qualcosa.
La promozione incombe, e nonostante questo,
tra la mia gente siamo tutti ancora liberi.
(Afterhours - Neppure carne da cannone per Dio)

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